Lo scrittore che divise la stanza
con Charlot e a cui è debitore
Guillaume Apollinaire.
In una poesia scrive “sono il primo che porta questo nome”, e precisa: “perché me lo sono inventato io di sana pianta”. Si chiamava in realtà Frédéric Sauser-Hall. E la sua stessa biografia è un romanzo, in parte misteriosa, in parte inventata.
Una leggenda fa nascere il poeta a Parigi, in un albergo della rue Saint-Jacques. Ma Frédéric nasce in realtà nel 1887 a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera, da padre svizzero e madre scozzese.
A sette anni Frédéric è in collegio a Napoli, mentre il padre compra e vende terreni al Vomero. Viaggia con la famiglia in Egitto, in Inghilterra. A quindici anni, quando la famiglia si è stabilita a Neuchâtel, prende il treno per Basilea, attraversa la Germania, segue in Russia un trafficante ebreo. Con lui viaggia Russia, in Cina, in Armenia, in India. Si rifiuta di sposare la figlia del commerciante, è denunciato, fugge in Asia Minore, sbarca a Napoli.
A vent’anni, nei sobborghi di Parigi, si occupa di apicoltura. Due anni dopo, a Bruxelles e a Londra (dove divide la camera con Charlie Chaplin), lavora come giocoliere e clown in un locale notturno. Poi in Russia, negli Stati Uniti, in Canada, a Winipeg (lavora in una trattoria), ad Anversa (lavora in una società di navigazione), poi di nuovo a New York.
Tornato a Parigi, pubblica a sue spese Pasqua a New York. Siamo nel 1912: nello studio del pittore Delaunay si fa salotto, il giovane, eccentrico viaggiatore è sollecitato a recitare i propri versi. Tra i presenti Apollinaire, che ascolta in silenzio, ad occhi chiusi. L’anno dopo Apollinaire pubblicherà Alcools, salutato come esordio della poesia d’avanguardia. Ma il debito nei confronti di Cendrars è grande.
Due anni dopo, Sauser è volontario nella Legione Straniera. Gravemente ferito da una scheggia di granata, subisce l’amputazione del braccio destro. E per reazione prende a praticare gli sport più violenti e pericolosi, dalla boxe all’automobilismo. Studia inoltre stenografia e rifiuta l’arto artificiale.
Con un gruppo di zingari, conduce vita nomade nelle campagne francesi. Si ritira in una fattoria abbandonata. Fonda una casa editrice. Si occupa di cinema, a Roma.
Nel 1924 si imbarca per il Brasile; l’anno dopo torna in Francia e in un mese scrive L’oro. Termina Moravagine, storia romanzata dei suoi anni giovanili. Tra il 1925 e il 1929 viaggia lungamente nell’America del Sud.
Si dedica al giornalismo, corrispondenze di viaggio e poi, con la seconda guerra mondiale, dal fronte.
Dopo la rottura del fronte, lunga peregrinazione per le strade di Francia sulla sua Alfa Romeo disegnata da Braque.
Una serie di interviste radiofoniche, nel 1952, lo rendono finalmente noto. Nel 1956, colpito da paralisi, è costretto all’immobilità. Nel 1959 riceve la Legion d’Onore; nel 1961 il Gran Premio Letterario Città di Parigi. Lo ritira la seconda moglie, famosa attrice. Quattro giorni dopo Cendrars muore.