Il libro-autobiografia del Nobel Richard P. Feynman (uscito nel 1985 negli States e nel 1988 in Italia) ha avuto diverse ristampe negli anni Novanta rivelandosi un grande successo nel serioso panorama nazionale. Con grande piacere lo collochiamo dunque negli eventi editoriali di questo decennio contraddistinto, per quanto riguarda il mondo librario, da tanta piattezza e da scarsa fantasia.
Chi l’ha detto che gli uomini di scienza sono noiosi? Beh, non si può generalizzare. Ce ne sono di pallosi e di spiritosi, come del resto tra i commercialisti, i tappezzieri, i giornalisti, i comici, nessuna categoria esclusa. Tra gli scienziati il Nobel della spiritosaggine va comunque, insindacabilmente, al fisico americano Richard Feynman (1918-88) che per la cronaca vinse pure il Nobel, proprio il Nobel, quello di Stoccolma, nel 1965: per i suoi studi nel campo dell’elettrodinamica quantistica, insomma perché fece scoperte basilari sulle interazioni tra le particelle elementari. Robe dell’altro mondo, da entrare in sintonia con l’Assoluto. Ma la cosa buffa è che la fisica, per lui, fu quasi una seconda attività. Perché la sua prima… chiamiamola “attività”, fu quella di divertirsi e di fare scherzi. E infatti, nella prefazione al libro Sta scherzando, Mr. Feynman! (Zanichelli, 1988 e ristampe successive), sottotitolo Vita e avventure di uno scienziato curioso, praticamente un’autobiografia, ecco cosa Ralph Leighton, suo amico in vita, scrive di lui: «Inoltre, il fatto che una persona sia riuscita da sola a combinare tanti guai è certo fonte d’ispirazione». Ma quali guai? Soprattutto scherzi, e in qualsiasi momento, non appena se ne presentava l’occasione. Tipo quello di lasciare la mancia sotto due bicchieri rovesciati e pieni d’acqua in modo che quando il povero cameriere cercava di prenderla… Ma perché due bicchieri? Perché… la vittima, sbagliando col primo, avesse la possibilità di redimersi col secondo.
A voi che già pregustate il piacere di farlo la prossima volta che andate al ristorante, di sicuro interessa soltanto come prepararlo questo scherzo, e non come “risolverlo”. A prepararlo si fa così: si riempie un bicchiere d’acqua, ci si mettono dentro delle monete da mille, si copre il bicchiere con della carta oleosa un po’ robusta, si rovescia, si appoggia sulla tavola purché liscia e piano piano si sfila la carta. Per quanto riguarda la soluzione, se proprio non siete delle teste di rapa, dovete arrivarci facendo delle prove a casa. Se non ci arrivate, datevi all’ippica.
Feynman scherzava con tutto: con le lingue quando fingeva ad esempio di sapere l’italiano con frasi grammelot tipo “Ronto piti cale, a tanto cinto quinta lalda / O la tinta dalla lalta, ienta puccia lalla talta!”; con le porte interne che si divertiva a rubare e a nascondere in cantina; con le casseforti che lui violava e insegnava a violare come nulla fosse, e passi all’università, ma a Los Alamos quelle a prova di tutto dove c’erano i segreti della bomba atomica, avere violato quelle suscitò davvero un bel casino! Vittima, a Los Alamos dove ebbe luogo uno Scherzi a parte ante litteram, fu un suo collega responsabile del progetto. Quando il tapino si rese conto che era tutto uno scherzo… quello che accadde lo riferisce nel libro lo stesso Feynman: «Io mi avviai prudentemente all’uscita. A dire la verità, avevo paura che mi saltasse addosso. E infatti mi corse dietro nel corridoio; invece di arrabbiarsi però, quasi mi abbracciò per il grande sollievo nel constatare che il furto dei segreti atomici altro non era che uno scherzo di cattivo gusto».
Peccato che Feynman se ne sia andato. Ma ve la immaginate una rubrica di scienza da lui tenuta sul Corriere della Sera o su la Repubblica? C’è da scommetterci che voi tutti, di punto in bianco, vi interessereste di beta e gamma, di spin e quark, di tutte quelle robe lì, e le tirature andrebbero alle stelle.
Ma Feynman, dall’aldilà, continua a fare scherzi? Parrebbe di sì. A pagina 52 del libro (ristampa del 92), proprio la frase clou da cui è tratto il titolo, ha il suo bel refusetto. Manca la esse. Vi si legge infatti: “sta cherzando, Mr. Feynman?”. Cherzare, un refuso o italiano grammelot per prendere in giro noi lettori italiani oltre ai suoi compagni dell’aldilà? Trattandosi di Feynman, nulla è da escludere.
di Enrico Pieruccini